Parmenide e il pensiero dell'essere
Parmenide, vissuto a Elea, aveva una concezione del mondo quasi opposta rispetto a quella di Eraclito. Il pensiero di Permenide è che l'essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere.
Cosa vuol dire ciò?
Soltanto l'essere esiste, poiché la nostra mente e il nostro linguaggio sono in grado di percepire soltanto esso. Il non essere è impensabile e inesprimibile, non può dunque esistere.
📌
L'essere è assolutamente pieno e perfetto, eterno e immobile.
Se una cosa esiste non nasce ne perisce, non si muove non cambia,
semplicemente, eternamente, è.
Possiamo dire sia Parmenide ad introdurre lo studio dell’Ontologia
/on•to•lo•gi•a/
dal greco tó on, 'l'essere', e lógos, 'discorso'; letteralmente discorso sull'essere, cioè lo studio dell'essere in quanto essere.
Permenide definisce tali i caratteri essenziali dell'essere:
→ l'essere è ingenerato e imperituro: se nascesse dovrebbe derivare da ciò che non è, lo stesso vale dovesse morire; nessuna delle due cose è dunque possibile.
→ l'essere è eterno: esso non ha ne passato ne futuro. Parmenide non ammette nessun altro tempo al di fuori del presente.
→ l'essere è immutabile e immobile: ogni movimento implica una contaminazione tra uno stato A e uno stato B dei corpi, in cui B deve essere concepito come differente da A.
→ l'essere è finito: (secondo mentalità greca) la perfezione non è data dall'infinità ma dalla finitezza. L'essere è una sfera perfettamente omogenea (→).
Principi logici fondamentali (incompleti fino all'arrivo di Aristotele):
→ il principio d'identità: A=A, l'essere è ed è identico a se stesso
→ il principio di non contraddizione: A≠B, l'essere è, dunque non può non essere
→ il principio del terzo escluso: ogni cosa è o non è, non vi sono vie di mezzo
Commenti
Posta un commento