Aristotele: La fisica, Dio e l'anima

 Secondo Aristotele, lo studio del mondo fisico è parte delle scienze teoretiche, insieme alla matematica e alla filosofia prima. La fisica aristotelica è qualitativa, nel senso che tiene conto esclusivamente delle proprietà essenziali di ogni sostanza e stabilisce una differenza qualitativa tra gli elementi. Inoltre, coglie una finalità nei singoli processi dell'universo e nega ogni valore alla matematica applicata alla natura. Il pensiero scientifico moderno dovrà sostenere una dura lotta per scalzare l'influenza della filosofia aristotelica, anche perché nel Medioevo la dottrina aristotelica viene rafforzata da implicazioni di carattere teologico e morale. Solo a partire da Galileo Galilei potrà riaffermare il valore dello studio quantitativo della natura innescando la nascita della scienza moderna. Aristotele, attraverso un rigore analitico, elabora una spiegazione dei fenomeni riconoscendo quattro tipi di cause: 

  • una causa materiale 
  • una causa formale
  • una causa efficiente 
  • una causa finale
 La causa materiale è la materia di cui una cosa è fatta, ad esempio il legno con cui è costruita una sedia. La causa formale è la forma, l'essenza, ciò che fa sì che una cosa sia quella cosa e non un'altra, ad esempio l'idea o il progetto del falegname che costruisce la sedia. La causa efficiente è la forza che genera un mutamento, sia agendo dall'esterno, come nel caso della spinta inferta a un corpo, sia agendo dall'interno, come nel caso di una decisione o di un'azione. Infine, la causa finale è lo scopo in vista del quale il processo avviene, ad esempio il guadagno se la sedia viene venduta o il suo utilizzo per sedersi. 

Aristotele credeva che la natura non fosse governata dal caso o dalla necessità meccanica, ma che gli animali avessero denti e pelliccia che crescevano in funzione dello scopo che dovevano adempiere. Egli riteneva che il fine fosse inscritto nella natura stessa delle cose, come un impulso spontaneo che le spingeva a realizzare variamente la loro essenza nel migliore dei modi possibili. Ciò che non rispettava tale ordine costituiva un'eccezione. Aristotele ha fornito un modello per la comprensione dei fenomeni naturali e ha influenzato la filosofia occidentale per secoli. Inoltre, egli credeva che la posizione eretta dell'uomo con la testa che si eleva sul resto del corpo fosse dovuta a un punto di osservazione privilegiato che garantiva all'uomo la superiorità rispetto al regno animale. Questo concetto avvicina Aristotele a Platone, che riteneva che l'uomo avesse questa posizione eretta per la stessa ragione.


Aristotele era convinto l'universo fosse governato da un ordine finale e necessario. Tuttavia, non era un filosofo determinista e lasciava spazio alla libertà. La sua visione finalistica della natura portava alla "teoria dei luoghi naturali", secondo la quale ogni elemento in natura ha un posto preciso e naturale. Aristotele concepiva la fisica come lo studio del movimento degli elementi verso il loro posto naturale. 

Secondo Aristotele, esistono quattro tipi di movimento:

  •  sostanziale 
  • qualitativo 
  • quantitativo  
  • locale 
Il movimento locale è quello fondamentale, da cui gli altri derivano. Questo movimento si divide in tre forme: 

  • circolare intorno al centro del mondo
  • dall'alto verso il centro 
  • dal centro verso l'alto. 
Aristotele classifica le varie sostanze fisiche in base alla natura del loro movimento. Il fuoco e l'aria, ad esempio, tendono a salire, mentre la terra e l'acqua tendono a scendere. L'etere, invece, ha un movimento circolare. Aristotele credeva che ogni sostanza avesse un posto naturale e che il suo movimento fosse diretto verso quel posto. La sua idea di movimento era legata alla sua visione finalistica della natura, in cui ogni cosa aveva uno scopo e una funzione specifica. Se un elemento viene allontanato dal suo luogo naturale, a causa di qualche agente esterno che modifica la situazione, esso tende a ritornare nella condizione di partenza con il movimento che gli è proprio.

La Fisica di Aristotele descrive un mondo che non è sostenibile secondo le conoscenze scientifiche moderne e contemporanee, ma è importante per l'influenza che ha avuto sulla cultura occidentale fino alla rivoluzione scientifica del XVII secolo. Secondo Aristotele, il cosmo è compatto, ordinato e non ha spazi vuoti. È finito, completo, ha un centro, un alto e un basso, come tutte le cose dell'universo. Ogni cambiamento nel cosmo ha una causa e uno scopo specifici. Il centro dell'universo è la Terra, che è sferica e immobile, circondata dall'atmosfera sublunare. Oltre a ciò c'è la parte più importante dell'universo, che è rappresentata dalle sfere divine dei corpi celesti eterni e incorruttibili. L'universo di Aristotele presenta una dualità tra il mondo celeste e quello terrestre. Tuttavia, la descrizione di Aristotele non è compatibile con le conoscenze scientifiche moderne, poiché non tiene conto dello spazio vuoto e dell'assenza di un centro dell'universo. Aristotele sostiene che l'universo è eterno e che le specie umane sono eterne. La vita umana individuale segue il ritmo della nascita, maturazione, corruzione e morte, scanditi dal trascorrere del tempo. La presenza del mutamento consente all'anima di percepire il tempo, che viene definito come misura del divenire. Questa concezione ha creato alcuni problemi di interpretazione: sembra avvalorare la tesi del tempo come ordine "soggettivo", una dimensione che può esistere solo in riferimento a un'anima senziente; dall'altro, i cicli del divenire hanno una loro validità "oggettiva" e scandiscono l'eternità dell'universo.


L'universo è costituito da una grande sfera rotante, che contiene corpi celesti che ruotano in varie sfere concentriche, composte di etere, una sostanza incorruttibile, traslucida e luminosa. Le sfere si muovono per reciproco contatto, poiché nell'universo non c'è il vuoto e il movimento può trasmettersi solo meccanicamente. Ci sono cinquantacinque sfere, e la più piccola e interna è la sfera della luna, che racchiude la Terra, mentre la più grande ed esterna è la sfera delle stelle fisse. La sfera delle stelle fisse è l'ultima sfera, poiché non ha movimento circolare. Aristotele credeva che la Terra fosse immobile e al centro dell'universo, e che tutto ruotasse attorno ad essa. Ciò che si trova al di fuori dell'universo aristotelico non è oggetto di studio per Aristotele, poiché l'universo è infinito e non ha limiti. Inoltre, il tempo è il risultato del movimento degli oggetti nell'universo, e il tempo è eterno, poiché l'universo è eterno. L'eternità dell'universo implica che non ha avuto un inizio e non avrà una fine, e le specie viventi, compresa quella umana, sono eterne. La vita umana individuale, tuttavia, segue il ritmo della nascita, maturazione, corruzione e morte, scanditi dal trascorrere del tempo. La presenza del mutamento consente all'anima di percepire il tempo, che viene definito come misura del divenire. 

Aristotele credeva che Dio fosse la sostanza immutabile ed eterna che causa il movimento dell'universo, ma non si identifica con il Dio delle religioni monoteiste. Il Dio di Aristotele è il principio supremo dell'universo e la spiegazione ultima del movimento e del cambiamento. Aristotele ha introdotto il concetto di Dio per spiegare la causa ultima dell'universo e ha sostenuto che tutto ciò che si muove deve essere mosso da qualcos'altro, e che deve esserci un primo motore che non è mosso da nulla. Questo primo motore deve essere eterno, immobile e perfetto, e deve essere la causa del movimento delle sfere celesti. Il Dio di Aristotele non è quindi un Dio personale o antropomorfo, ma piuttosto un concetto filosofico che cerca di spiegare la causa ultima dell'universo. Aristotele considera l'anima come un capitolo della fisica, che studia gli esseri inanimati e animati dell'universo. L'anima è concepita come forma "incorporata" nella materia, il principio della vita immanente nelle cose animate, strettamente legato al corpo di cui rappresenta la causa formale, efficiente e finale. Il corpo è solo materia e potenza, che in virtù dell'anima si traduce in vita "in atto". L'anima è unita al corpo in una comunione inscindibile, tanto che non si può ammettere una vita dell'anima dopo la morte. Aristotele usa l'immagine dell'occhio per spiegare la relazione tra l'anima e il corpo: "se l'occhio fosse un animale, la vista sarebbe la sua anima". Questo significa che il potere della vista rende l'occhio quello che è, cioè rappresenta la sua essenza. L'anima è quindi un principio vitale che dà forma e sostanza al corpo, e non può esistere senza di esso.

Secondo Aristotele, la conoscenza nasce dai sensi poiché l'intelletto non potrebbe apprendere nulla se i sensi non gli offrissero la materia da elaborare e strutturare. L'uomo non è un mero ricettacolo passivo di sensazioni, ma la mente è anche attiva e attualizza le labili e confuse sembianze che la facoltà immaginativa presenta. La mente giudica e discerne, costruisce i concetti ed elabora la scienza, comprendendo e esprimendo l'essenza degli oggetti che analizza. Il processo conoscitivo si svolge attraverso tre stadi tra loro strettamente congiunti: 
  1. la sensazione, che è l'assimilazione dell'oggetto nella sua materia
  2. la percezione, che è la formazione dell'immagine dell'oggetto
  3. l'intelletto, che è la capacità di astrazione e di elaborazione del concetto. 
L'intelletto attivo è quello che, partendo dalle sensazioni, giunge alla conoscenza delle essenze degli oggetti, facendo emergere l'elemento universale, che è comune a tutti gli individui della stessa specie.

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