Socrate


 Socrate nacque nel 469 a.C. ad Atene, in un'epoca piena di conflitti tra la sofistica, che con il suo relativismo che smentisce le antiche certezze, e le classi conservatrici. Fu infatti un difficile clima quello in cui operò Socrate; da un lato si batte per le posizioni relativiste della sofistica, dall'altra deve sberle ostilità delle classi conservatrici. 

Socrate era solito a parlare con i giovani educandoli alla riflessione senza mediazione della scrittura. Non lasciò infatti alcuna testimonianza; tutte le testimonianze che abbiamo su Socrate, sulla sua vita e sul suo metodo sono indirette. La maggior parte derivano da Platone, definito il discepolo di Socrate che interpretò in modo più attendibile il pensiero del maestro.

Seguendo il racconto che ci ha lasciato Platone all'interno dell'Apologia di Socrate, scritta poco prima del 395 a.C. possiamo ripercorrere l'itinerario spirituale Socratico. All'inizio dell'opera l'oracolo di Delfi indica Socrate l'uomo più saggio suscitando in lui perplessità e imbarazzo, nonché il desiderio di capire i motivi di tale giudizio. Cosi Socrate inizia la sua ricerca recandosi presso gli uomini definiti più saggi, rendendosi conto dopo lunghe conversazioni quanto questi fossero in realtà ignoranti. Mettendo a nudo la loro ignoranza attirò l'ostilità dei suoi interlocutori. Il risultato dell'indagine diventa chiaro: Socrate è il più saggio perché, mentre altri spesso vantano di saper ogni cosa, lui sa di non sapere

Socrate si pose come vera e propria missione divina scuoterei uomini dl loro torpore spirituale. Metteva in crisi le persone con cui dialogava mettendo in dubbio qualsiasi cosa queste affermassero. 

Il metodo che Socrate operava si componeva di due momenti fondamentali:

  1. "ironia"; critico e 'negativo'
  2. "maieutica"; costruttivo e 'positivo'
1 = dialogando con i vari interlocutori, Socrate, chiedeva innanzitutto di pronunciarsi su un tema particolare, e, ascoltando la risposta, fingeva in primo luogo di accettarla come valida. Si metteva in una posizione di non conoscenza dell'argomento dando possibilità all'interlocutore di esporre le proprie tesi. Continuando il dialogo, Socrate però, proponendo definizioni spesso contraddittorie, mostrava come anche l'interlocutore stesso non sapeva realmente di cosa stesse parlando. 
2 = proseguiva poi con il momento maieutico, il cui fine era quello di far capire quanto fosse importante ricercare sempre la verità senza accontentarsi mai. Socrate definiva il suo metodo 'maieutico' perché comparava le donne che aiutavano le mamme a partorire i figli a sé stesso con l'unica differenza che lui aiutava a partorire le idee.
La sua missione consisteva nel mettere alla prova i giovani e per svolgere tale esame era necessario ci fosse una fiducia reciproca vista in una comune aspirazione alla 'verità'. 

Il ruolo che svolgeva Socrate non prevedeva alcun insegnamento visto come trasferimento di concetti o nozioni, bensì era un invito a ragionare, aiutava a riflettere e trovare delle soluzioni personali ai problemi.

 

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