Pitagora secondo Giamblico
Come abbiamo visto, i pitagorici, come gli orifizi, ritenevano che dopo la morte l'anima fosse destinata a reincarnarsi fino all'espiazione delle proprie colpe. Una volta ripulita da ogni colpa le sarebbe stato possibile tornare presso gli dei. Poiché il ciclo di rinascite era molto lungo era possibile interromperlo tramite pratiche o riti di purificazione.
Giamblico infatti simboleggia le pratiche di Pitagora frequentemente.
Per esempio ci dice che Pitagora indossava una veste bianca immacolata e dormiva in delle lenzuola tale quali, probabilmente per purificare la materia. Oltretutto ci dice che tutti questi indumenti erano di Lino poiché ne lui ne i suoi discepoli utilizzavano pelli di animali. Questo loro rispetto verso ogni essere vivente era connesso proprio alla reincarnazione delle anime possibile anche in animali.
Ricostruisci l'argomentazione che Aristotele attribuisce a Pitagora, attraverso cui il filosofo arriva a concludere che «gli elementi dei numeri» sono «elementi di tutta la realtà» e che «l'intero cielo» è «armonia e numero».
I pitagorici trovavano più somiglianze con la natura nei numeri rispetto al fuoco, alla terra o all'acqua. Individuavano ad esempio nei numeri le proprietà e i rapporti delle armonie musicali, fu evidente per loro tutto l'universo fisico fosse modellato in base ai numeri.
È importante ribadire che i pitagorici avevano una concezione di numero ben diversa dalla nostra; non percepivano il numero come qualcosa di astratto bensì come un punto avente una consistenza materiale.
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